come funziona una macchina per elettroerosione
L’elettroerosione è chiamata anche EDM (Electric Discharge Machining) e rappresenta un’importante tecnologia oggi sempre più utilizzata nell’industria meccanica. (Scopri tutti i tipi di lavorazioni meccaniche)
È una tecnica che permette di impiegare la capacità erosiva delle scariche elettriche per asportare il materiale in eccesso.
La foratura per elettroerosione consente di realizzare fori con diametri da 0.3 a 6 mm su altezze di oltre 300 mm, su qualsiasi tipo di metallo.

Il processo elettroerosivo utilizza l’ effetto erosione del metallo che si ottiene grazie a innumerevoli scariche elettriche che si generano tra l’elettrodo – pezzo da lavorare e l’elettrodo -utensile.
Le scariche formano piccoli fori sulla superficie del pezzo in lavorazione e, protraendosi per lungo tempo, formano una sequenza regolare di fori.
In questo modo, viene asportato man mano il materiale dalla superficie del pezzo.
Tra i due elettrodi – l’utensile e il pezzo da lavorare – c’è una piccolissima intercapedine ricolma di uno speciale liquido dielettrico, il cui livello è mantenuto costante mediante un sistema automatico di regolazione.
L’aspetto non convenzionale di questa lavorazione sta nel fatto che non si ha alcun contatto tra l’utensile e il pezzo durante l’asportazione di materiale, ed è possibile ottenere figure tridimensionali complesse con un elevato livello di dettaglio e superfici con bassa rugosità.
LAVORAZIONI DI PRECISIONE
L’elettroerosione rappresenta una delle tecniche più interessanti nel campo delle lavorazioni di precisione, perché permette di ottenere profili geometricamente complessi e con un’alta precisione che non genera bave e non risente delle caratteristiche del materiale che si sta lavorando.
Rispetto ai metodi di asportazione più tradizionali, come la tornitura e la fresatura, il metodo di asportazione per elettroerosione presenta diversi vantaggi:
- Sul pezzo non è esercitato alcuno sforzo meccanico;
- È garantita una buona precisione delle quote, indipendentemente dal numero di pezzi da eseguire;
- È possibile lavorare qualsiasi materiale metallico (indipendentemente dalla durezza);
- È possibile creare qualsiasi figura geometrica o volumetrica;
- Il processo elettroerosivo ha ottime tolleranze di lavorazione (±µm);
- Minimo intervento dell’operatore sulla macchina.
Che differenza c’è tra una macchina che lavora a tuffo e una che lavora a filo?
Le macchine per elettroerosione a filo e le macchine per elettroerosione a tuffo sono sempre più richieste e quindi è importante fare chiarezza in merito al loro uso e alle loro differenti caratteristiche.
ELETTROEROSIONE A TUFFO

La lavorazione per elettroerosione a tuffo ha l’obiettivo di lavorare il pezzo in modo che assuma una forma complementare a quella dell’elettrodo.
Le macchine per il processo elettroerosivo sono in genere caratterizzate dalla presenza da una vasca in cui il pezzo viene posizionato in modo che sia immerso nel mezzo dielettrico durante l’intera lavorazione.
Nelle lavorazioni a tuffo, il materiale usato per gli elettrodi-utensile deve essere in grado di resistere alle scariche, essere facilmente lavorabile per poter riprodurre ogni tipologia di forma e, dal punto di vista economico, avere costi contenuti.
L’esperienza ha portato all’utilizzo soprattutto di tre materiali per la realizzazione di elettrodi: grafite, rame e ottone.
Le applicazioni tipiche dell’elettroerosione a tuffo sono legate a settori in cui è necessario lavorare materiali comunemente difficili da intagliare e lavorare con le tecniche tradizionali, che a causa delle loro elevate caratteristiche meccaniche, fisiche e termiche, risulterebbero difficilmente lavorabili con tecniche tradizionali.
I settori che impiegano l’elettroerosione sono quello energetico (turbogas e vapore) e aeronautico. Alcuni esempi sono gli anelli diffusori per il turbovapore, pale per turbine e i relativi fori di raffreddamento, oppure la realizzazione della finitura superficiale per stampi per injection molding.
ELETTROEROSIONE A FILO

Mediante questa lavorazione un filo conduttore teso è usato come elettrodo per tagliare e profilare il pezzo da lavorare.
Alcune delle caratteristiche distintive di questa tecnologia, che la rendono preferibile e altamente ricercata, sono la possibilità di gestire la lavorazione del particolare finito con grande precisione e di creare pezzi anche molto complessi e dalla forma particolare.
Inoltre, è possibile eseguire lavorazioni con taglio inclinato e operare oltre a 250mm di spessore.
La velocità di lavorazione è inferiore rispetto a quella delle altre tecnologie di asportazione di truciolo.
L’elettroerosione a filo viene utilizzata principalmente nella realizzazione di stampi, in componenti per le fustellifici, in particolari meccanici per stampi industriali e in componenti per il settore medicale.
PCM Stampi ha, al suo interno, più macchine sia a filo che a tuffo, che vengono impiegate per le lavorazioni delle diverse commesse, capaci di sagomare anche metallo duro.
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